Monterotondo

In una posizione strategica al centro di un territorio che va dalla Bassa Sabina alla valle del Tevere, si trova Monterotondo, cittadina di medie dimensioni che appartiene all’area metropolitana di Roma Capitale, da cui dista circa ventitré chilometri.
Il Comune ha una popolazione di poco superiore a quarantamila abitanti ed è un centro dinamico e in continua espansione, anche per il fatto di essere ben collegato con la linea ferroviaria alla capitale e perché offre a suoi cittadini e a quelli dei centri del circondario molti servizi importanti come scuole superiori, ospedale, distretto sanitario, associazioni di categoria.
Sono presenti anche vivaci realtà culturali, come il centro polivalente che ospita la Biblioteca Civica, il Museo Archeologico e Multimediale, l’Archivio Storico Comunale e locali per convegni; ancora, il cinema nel quale si svolge ogni anno anche una rassegna, il Festival delle Cerase e il teatro comunale Ramarini, recentemente riaperto con una propria stagione di spettacoli; infine, di rilievo sono la Scuola di Musica e la banda Eretina che vantano una tradizione decennale e per la formazione permanente l’Università Popolare Eretina.
Molto diffuso è anche l’associazionismo, che conta decine di realtà di aggregazione fra i cittadini, sulle tematiche più svariate.
Monterotondo sorge su tre colli, come è rappresentato nello stemma della città, e domina la valle del Tevere lungo il percorso di due delle più antiche vie consolari del Lazio, la via Nomentana e la via Salaria.
La cittadina si divede in due macroaree, Monterotondo Paese, sviluppato intorno al centro storico del borgo più antico, e Monterotondo Scalo, nella zona pianeggiante dove si trova la stazione ferroviaria e dove si sono sviluppate la zona industriale e insediamenti abitativi più recenti.
Nelle zone di campagna che si estendono intorno al centro abitato sono ancora praticate la coltivazione degli orti, degli olivi e delle viti, con le quali si producono vini di buona qualità.
Al loro interno si distinguono aree di grande pregio ambientale e naturalistico, come Tor Mancina, la Macchia del Barco e la Macchia di Gattaceca.

Storia
Monterotondo ha origini antiche e una storia ricca e articolata che ancora è testimoniata nella sua architettura e nei suoi monumenti.
Nei pressi del territorio su cui si trova Monterotondo sorgeva la antica città sabina di Eretum, ricordata da Dionigi da Alicarnasso e Tito Livio come teatro delle guerre fra Romani, Sabini ed Etruschi nella valle del Tevere durante il periodo della monarchia e poi della prima età repubblicana a Roma.
Non rimangono però di Eretum resti che possano far attribuire con certezza la sua localizzazione, anche se le fonti antiche concordano nell'indicarne il sito al XVIII miglio della via Salaria, dove l'antico tracciato della consolare si incrociava con quello della via Nomentana e ipotesi recenti identificherebbero la città con i colli di Casacotta.
In località Tor Mancina sono stati scoperti resti di basolato appartenenti alla via fra Eretum e Nomentum, l’altro centro importante presente anticamente in questa regione, collegato ad un sistema viario attraverso il quale transitavano traffici e merci diretti da/per Roma e verso il sud.
Eretum gradualmente perse importanza dopo la sottomissione della Sabina a Roma, nel 290 d.C., fino a perderne le tracce: l’insediamento sembra spostato a nord-est, divenendo una stazione sulla Salaria, attorno cui gravitavano alcune ville, funzionanti anche in età tardo antica e medievale.
Al periodo medievale risalgono i primi documenti che riferiscono di un luogo su cui l’insediamento iniziale si svilupperà dando origine alla moderna Monterotondo: un “Campum Rotundum o Mons Rotundum con i suoi due casali viene donato nel 1012 all’abate di Farfa, mentre una lapide datata al 15 agosto 1152, oggi murata nella Sacrestia del Duomo, ricorda la consacrazione dell’antica chiesa di S. Maria Maddalena.
E’ la prima testimonianza della vita sociale e religiosa di una comunità che evidentemente per proteggersi si raccoglie in un luogo alto e fortificato: nuovi insediamenti, con la ripresa demografica, hanno luogo con il passaggio da habitat rurali e dispersi a quelli concentrati e difesi, i castra, secondo un processo comune a molti paesi medievali in Sabina.
A partire dal XIII secolo la storia del Castrum Muntis Rotundi , è associata con quella delle famiglie della nobiltà romana che ne ebbero la signoria, ossia prima gli Orsini, dal 1286 al 1626, e poi i Barberini.
I feudatari esercitarono l’amministrazione della giustizia, della tassazione e dei commerci delle mercanzie, soprattutto prodotti agricoli trasportati a Roma con imbarcazioni fluviali sul Tevere.
La fase urbanistica medievale del Centro Storico ancora oggi preservato si sviluppa nella parte meno elevata del colle, identificata con il Monte della Ginestra, con il tracciato delle strade ad andamento curvilineo in funzione della morfologia del suolo.
Gli Orsini fecero erigere sulla sommità della rocca la dimora signorile, dove si svolgeva la vita tipica del castello medievale, con cerimonie e feste sontuose, ricordate anche negli Archivi comunali; essi accrebbero la propria potenza soprattutto dal momento in cui un membro della famiglia, Giacinto Orsini, salì al soglio pontificio assumendo il nome di Celestino III (1191-98) e poi con il pontificato di Nicolò III, fratello di Rinaldo dal quale discendono Orso Orsini e gli Orsini di Monterotondo. Il momento più glorioso per il ramo eretino coincise però col matrimonio di Clarice Orsini con un grande protagonista del Rinascimento, Lorenzo il Magnifico (1468).
Le vicende storiche e le rivalità fra le grandi famiglie e personalità dello Stato Pontificio si intrecciano alternativamente con fasi di crescita e di benessere e fasi di guerre e di distruzioni che interessano anche il feudo di Monterotondo.
Ricordiamo tra tutti un episodio, la distruzione delle mura e di abitazioni nel 1503 per volontà d Alessandro VI Borgia, che fece avvelenare il Cardinale Battista Orsini di Monterotondo.
Durante il primo periodo della signoria dei Barberini, ai quali il possedimento fu venduto dagli Orsini per far fronte agli ingenti debiti contratti, vengono realizzate opere urbanistiche e artistiche importanti: si ristruttura sulla rocca il Castello in Palazzo (oggi denominato Palazzo Orsini-Barberini), si edifica la nuova Chiesa di Santa Maria Maddalena (il Duomo) e successivamente lungo un’ampia strada in asse alla chiesa – oggi via Cavour – si edifica secondo un progetto dai precisi rapporti spaziali la nuova urbanizzazione secentesca del Borgo.
Accanto agli edifici civili hanno nuovo impulso anche quelli religiosi: nel XVII secolo si realizzano la costruzione del Convento dei Cappuccini e si completano lavori del complesso della Chiesa e Oratorio di San Rocco.
All’inizio del XVI secolo risale la fondazione dell’antico Ospedale del Gonfalone, la cui gestione, insieme a quella dell’adiacente chiesa di San Nicola, viene affidata alla venerabile compagnia di S. Croce del Gonfalone, con il compito di assistere ammalati e pellegrini.
Nel 1699 il feudo viene venduto alla famiglia genovese dei Grillo e nel 1814 a quella dei Boncompagni.
Tutta la storia del territorio e della città di Monterotondo, dall'età preromana fino al '600, sono presentati nel Museo Archeologico e Multimediale, attraverso l’esposizione di reperti e ed esperienze visive e sensoriali di grande interesse.
Monterotondo successivamente sarà teatro di vicende risorgimentali, ed è celebre il passaggio di Giuseppe Garibaldi, nell’ambito della questione della liberazione di Roma, quando alla testa di una spedizione di volontari nel 1867 riesce ad entrare nella cittadina attraverso la Porta Romana (oggi Porta Garibaldi) e ad occupare la rocca. Non avendo però alcun appoggio della popolazione fedele al papa, le truppe garibaldini subirono la sconfitta definitiva da parte di francesi e papalini a Mentana.
Va ricordato infine che la città è uno dei tre comuni del Lazio decorato con la Medaglia d’argento al valore militare d’argento per la lotta antifascista e la resistenza agli occupanti tedeschi da parte della popolazione dopo l’8 settembre. Economia
Monterotondo è caratterizzata da attività produttive in grado di garantire discrete condizioni di vita alle comunità che l’hanno abitata. Fino agli anni '50 l’attività prevalente della popolazione era quella agricola, con la coltivazione del grano, della frutta, dei vigneti e oliveti, già fiorente in età medievale: “…In questa terra di Monterotondo non vi si ha altra mercantia, solo s’attende all’arte del campo per la bontà delli terreni, et alle vigne, de quali ci n’è gran quantità. E da quelle non solo si cava il frutto del vino, ma grandissima quantità di frutti d’estate, cioè amandole, bricocole, pere, mele, fieli di più sorta, et grandissime quantità di persiche, quali sono di molta bellezza, e bontà e se ne cava tanta frutta, che è di tanto aiuto alli uomini di detta terra; tutti questi frutti si portano a Roma…” (dall’Archivio Barberini presso la Biblioteca Apostolica Vaticana).
Con il boom economico degli anni '60 e '70 furono costruite nelle zone delle Fornaci e Valle Ricca, ma anche sulla via Salaria molte industrie, in particolare fornaci, specializzate nella fabbricazione di mattoni, ceramiche e laterizi, utilizzando come materia prima locale l’argilla delle cave coltivate nelle colline circostanti, alcune attive ancora oggi.
Le nuove opportunità di occupazione finirono per attrarre maestranze dalle regioni vicine, come le Marche, l’Abruzzo e l’Umbria, ma anche dalla Sicilia.
Fu necessario costruire per abitanti “migranti” nuovi quartieri e insediamenti abitativi, come Spinedi e Borgonovo.
Il Museo storico nella Torre Civica di Monterotondo Scalo inaugurato nel 2016 presenta documenti e installazioni multimediali sulle trasformazioni urbane e socio-culturali di Monterotondo Scalo, la memoria delle fornaci di laterizi, l’identità di quartiere, insieme alla descrizione delle vicende e della storia di Monterotondo dall'Unità d'Italia fino al 1994.
Il boom industriale si esaurisce, come nel resto d'Italia, alla fine degli anni '80 e oggi restano sul territorio le ciminiere e i fabbricati delle fornaci dismesse in attesa di progetti di trasformazione.
La città quindi si riconverte e diventa un importante centro del terziario.
L'industria, concentrata con i suoi stabilimenti - fabbriche locali ma anche filiali di grandi aziende nazionali e internazionali - nella zona industriale nella Valle del Tevere, tra la via Salaria e la Traversa del Grillo, ha ancora un ruolo chiave nell’economia della città.

Sito ufficiale del Comune di Monterotondo: clicca qui

Fonte web: Comuni-italiani.it; Tuttitalia.it; Visitalazio.com; Sabina.it; Api.culturalazio.it
Testo: Ida Anna Rapinesi
Foto: Associazione culturale ambientalista “Organizzazione Alfa”

 

  1. Tenuta di Grotta Marozza
  2. Area archeologica della Via Nomentum-Eretum
  3. Riserva Naturale Macchia di Gattaceca e Macchia del Barco
  4. Centro Storico
  5. Palazzo Orsini Barberini
  6. Chiesa di Santa Maria Maddalena - Duomo
  7. Arco di San Rocco (Porta Garibaldi)
  8. Chiesa e oratorio di San Rocco
  9. Museo Archeologico e Multimediale
  10. Il Convento dei Frati Minori Cappuccini
  11. Torre Civica - Museo Storico di Monterotondo