Tipologia: sito religioso 
Sito Visitabile: esternamente ed internamente 
Indirizzo
Via XXV Aprile, 00015 Monterotondo (RM) 
SitoWikipedia
Geolocalizzazione:
42° 3' 11.51'' N, 12° 36' 52.78'' E

La chiesa si trova in posizione angolare nei pressi della Porta Garibaldi.
Edificata dopo la metà del XVI secolo sulla preesistenza di un’antica cappella, ha un impianto ad aula longitudinale con abside rettangolare e semplici prospetti intonacati. Addossato al lato destro, ad un livello più basso, si trova l’edificio dell’Oratorio, adibito a varie attività.
Sopra l’altare maggiore, originariamente dedicato a S. Rocco, raffigurato in una immagine affrescata, si trova attualmente un dipinto del XVI secolo raffigurante la Madonna con il Bambino, che godeva di una speciale venerazione contro pestilenze, terremoti e invasioni di milizie straniere.
Collocata fuori dalla mura del paese, a breve distanza dalla porta principale, l’immagine era considerata posta a custodia e a baluardo di Monterotondo contro calamità naturali e minacce e significativamente chiamata “Maria Santissima del Diluvio delle Grazie”, per il grande numero di benedizioni e miracoli a lei attribuiti.
La tradizione popolare riporta la narrazione di un miracoloso episodio avvenuto nel 1656, durante una famosa epidemia di peste, che a Roma provocò più di 22.000 morti, mentre nella diocesi furono più di 160.000. Solo Monterotondo, fra tutti i paesi vicini, scampò al flagello che infierì particolarmente nella vicinissima Mentana.
Si racconta che padre Giuseppe Gessi da Borghetto, religioso dei Frati Minori Conventuali nel convento della Santissima Concezione in Monterotondo, ebbe una visione soprannaturale nella quale vide un'ombra a cavallo che di gran carriera veniva verso la città dalla parte di Mentana con un flagello in mano per percuotere, mentre la Beata Vergine con il suo Divin Figliuolo ed assistita da San Rocco le proibiva l'ingresso al paese, facendola tornare sui suoi passi.
Gli abitanti del Borgo furono così salvi per intercessione della Madonna.

Testo: Ida Anna Rapinesi 
Foto: Massimo Fagioli

contentmap_plugin